Quarantine window

2020

Osservare il paesaggio senza poterlo fotografare. Che relazione esiste tra l’uomo e i luoghi in cui vive? Come è possibile inquadrare il paesaggio con uscite misurate su percorsi obbligati? Come è possibile catturare l’essenza di un momento che stava fuendo via così lentamente, ma che sarebbe a un certo punto sicuramente svanito?

Su questi dubbi è nato Quarantine window.

Nei mesi di lockdown né mia madre né mio padre potevano uscire di casa, la loro condizione di salute era precaria già prima di questa esperienza. Da Bologna in auto andavo in campagna, dove vivono, per portar loro la
spesa e le medicine necessarie per le loro patologie.
Mia madre, che coltiva la stessa passione di sua madre per i fori, me ne lasciava sempre qualcuno dove le lasciavo la spesa. Guardando quei fori sul selciato ho realizzato che proprio quello era il paesaggio che
mi interessava, un paesaggio umano fatti di relazioni, amore, cura. Così ho deciso di chiederle di fare per me dei grandi mazzi di fiori del suo giardino.
Quei mazzi li ho portati a casa e lì ho passato ore ad osservarli, giorno dopo giorno. Ho scelto di fotografarli in quei pochi minuti nei quali il sole filtrava direttamente dalla finestra, insinuandosi tra le foglie dell’enorme
ippocastano che campeggia davanti al mio piccolo monolocale.



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